Il Vangelo è un annuncio solenne, autorevole e profondo – Marco 1:1-13

Introduzione

Qui Marco ci presenta la sua opera spiegandoci che si tratta del vangelo che consiste nella buona Notizia che parla di Gesù Cristo, il Figlio di Dio. Questa buona Notizia è frutto della testimonianza del messaggero che Dio ha inviato per annunciarlo (Giovanni Battista) di cui Malachia 3:1 aveva parlato: “Ecco io vi mando il mio messaggero che spianerà la via davanti a me, colui che è il Signore che voi state aspettando, l’Angelo del patto che voi desiderate, che entrerà nel tempio. Ecco egli viene”.

Fin dall’inizio del suo vangelo, Marco vuole fornirci dei riferimenti chiari, per guidarci nel nostro cammino. Marco è come una guida alpina, che desiderando portarci ad esplorare le cime più alte e belle della montagna e goderne pienamente, ci informa dei tempi di percorrenza, ci spiega la durata del percorso, ci preannuncia le difficoltà e le criticità dell’itinerario che ci aspetta, e ci dà le opportune raccomandazioni, in modo che non ci avventuriamo in percorsi alternativi e pericolosi per la nostra vita.

Allo stesso modo Marco, aggancia il suo vangelo alla confessione che l’apostolo Pietro fa di Gesù, quando chiede ai suoi discepoli: “E voi, chi dite che io sia?”, e Pietro risponde: “Tu sei il Cristo” (Marco 8:29). Ed è qui che sta la base del “lieto annuncio” che Marco intende dare, quando dall’inizio afferma: “Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio”! Queste parole danno in qualche modo il titolo al vangelo di Marco, cioè GESU E’ IL CRISTO, IL FIGLIO DI DIO. Questa era la base del vangelo, che già a quel tempo era conosciuto dai primi cristiani, che lo applicavano, in modo elettivo ed esclusivo, a Gesù (poiché Lui era il Cristo, il Figlio di Dio che stavano aspettando); ma era bene ribadirlo e fissarlo ancora di più nei nuovi convertiti pagani, che iniziavano a frequentare le chiese. Anche oggi nella nostra cultura, cosiddetta “moderna” ma così fragile e perduta, è indispensabile ribadire che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, che rimanda ad una fede identitaria e ad un messaggio chiaro e biblicamente fondato. Come Marco in quel momento, anche noi oggi non possiamo (e non dobbiamo) attenuare, svilire, ridurre il messaggio di Cristo, ma dobbiamo predicarlo in tutta la sua pienezza e potenza, perché da essa dipende la salvezza autentica degli uomini. GLI UOMINI DI OGGI HANNO BISOGNO DEL VERO VANGELO FONDATO SUL “TOTA SCRITTURA”, CHE AFFRONTA IL PROBLEMA DEL PECCATO E DEL BISOGNO DEL RAVVEDIMENTO.   

In questo passo Marco ci parla di un annuncio solenne, sottolineando tre caratteristiche, poiché esso (questo annuncio) ① ha radici antiche, ma è un messaggio moderno, ② è una buona notizia anche se ci chiama al ravvedimento, ed ③ è un annuncio che ci parla di una persona e di un’opera potente.

Quello di cui ci parla Marco nel suo vangelo, ed è il titolo della predicazione, è che il vangelo è UN ANNUNCIO SOLENNE, AUTOREVOLE E PROFONDO.

Iniziamo affermando che in primo luogo, è

 
  1. Un annuncio dalle radici antiche, ma con un contenuto moderno

Le radici del vangelo di Marco affondano nell’eternità, poiché è stato pensato e “ispirato” prima della fondazione del mondo da Dio stesso (cfr. 1 Pietro 1:20; 2 Timoteo 3:16), e Marco vuole subito metterlo in chiaro con alcuni riferimenti alle Scritture dell’Antico Testamento. La buona notizia di cui Marco parla, non è una nuova religione o è frutto di un’invenzione umana, ma è una prospettiva che affonda le sue radici nella parola profetica, che Dio stesso ha proclamato nei secoli. E coloro che abbracciano il vangelo ricevono tutta l’eredità storica e teologica della Rivelazione di Dio, poiché il vangelo non è altro che l’adempimento delle profezie e delle promesse, che Dio ha mantenuto in tutta la storia del suo popolo e della sua chiesa. Il vangelo di Marco parla in un momento storico particolare, momento in cui l’Impero Romano si accaniva contro i cristiani del tempo, anche se accusava i primi segni della propria decadenza. Marco per incoraggiare i credenti del suo tempo, sottolinea la speranza che devono avere nelle promesse di Dio, perché le avrebbe mantenute, come ha fatto nel passato nella storia del suo popolo. Per questo motivo Marco inizia il suo vangelo, affermando che quello che sta scrivendo è il vangelo di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, e spiega che questa sua dichiarazione trova conferma nelle affermazioni di Mosè, a cui il Signore promette che manderà davanti a loro un angelo (che rappresenta Gesù), per proteggerli lungo la via, e quando li farà entrare nella terra promessa (Esodo 23:20). Oppure, quando in Malachia preannuncia allo stesso modo sia il messaggero (Giovanni il Battista) che preparerà la via per Gesù, e sia l’angelo del patto (Gesù stesso) che entrerà nel tempio, e davanti al quale ognuno si inchinerà per adorarlo (Malachia 3:1-2). Oppure, quando riprendendo le parole di Isaia, parla di Giovanni il battista e di ciò che sarà inviato a fare, cioè preparare la via del Signore e presentarlo agli uomini del suo tempo (Isaia 40:3). Questo è l’annuncio che anche noi oggi dobbiamo proclamare alle persone di Ferrara, senza sminuire la pienezza della parola di Dio per avere il consenso di questo mondo, ma dobbiamo predicare un vangelo autentico e completamente integro, oltre a vivere una fede identitaria, una teologia sana e ancorata alla parola di Dio, affinché la nostra testimonianza sia altrettanto potente e attraente per coloro che non credono ancora.

Per questo, in secondo luogo, dobbiamo proclamare:

 

2. Un annuncio che chiama al ravvedimento

Il messaggio di Marco ha quindi delle radici antiche, che affondano nelle Scritture e nei profeti, ma nello stesso tempo è un messaggio moderno e rivoluzionario, proprio perché capovolge i valori e le concezioni umane, donando speranza nel promuovere un cambiamento radicale per la vita dell’uomo. Giovanni è un messaggero in sé rivoluzionario nei suoi modi e nel suo vocabolario, ma soprattutto nel messaggio che deve proclamare agli uomini del suo tempo. Lui è un messaggero che grida nel deserto (un luogo in cui non ci sono molti ascoltatori, come avviene anche oggi per noi), ma che ha un messaggio che può rivoluzionare la vita dell’uomo che ha creduto in colui che Giovanni che è venuto ad annunciare. La storia e l’immagine di Giovanni (di uno che predicava nel deserto) rappresenta, come al suo tempo pure oggi, la contrarietà del modo di pensare dell’uomo che è attirato più dall’apparenza, dai numeri, dai risultati che dalla sostanza. Giovanni era visto come un “disadattato” (mangiava cavallette e miele selvatico), e quello che predicava era contro la cultura dell’epoca, quindi risultava impopolare. L’immagine e il messaggio di Giovanni che gli uomini, soprattutto di cultura pagana greco-romana, non prendevano come modello ed esempio da seguire, ma se ne guardavano bene dal farsi coinvolgere. Oggi è la stessa cosa per noi, perché predicare Cristo è pazzia per questo mondo (1 Corinzi 1:18), ma come dice sempre Paolo ai Corinzi, noi non annunciamo la testimonianza di Dio con eccellenza di parole o di sapienza, ma l’annunciamo consapevoli della nostra fragilità e debolezza, sapendo che Dio sovviene a queste limitazioni, dimostrando in questo la sua potenza (1 Corinzi 2:1-5). La nostra fragilità e il messaggio inaccessibile per la natura umana, può essere compresa solo grazie alla potenza di Dio e all’opera dello Spirito Santo, perché non si possono comprendere le cose spirituali attraverso le capacità naturali, perché esse sono pazzia, e perché devono essere giudicate spiritualmente (1 Corinzi 2:14). Questo è ancora più inaccessibile, quando la natura di questo messaggio e di questa buona notizia, evidenzia la loro condizione di peccatori perduti, e gli comanda di prendere coscienza del loro stato di peccatori, e della necessità di un cambiamento del loro modo di pensare e di vivere, proponendo loro la necessità del ravvedimento e la speranza del perdono. LA BUONA NOTIZIA DEL VANGELO E’ TALE SOLO SE RENDE CONSAPEVOLI DELLA SEPARAZIONE DA DIO IN CUI E’ L’UOMO, DELLA SUA NECESSITA’ DI RAVVEDIMENTO E DI PERDONO.

Per questo motivo, in terzo luogo, è:

 

3. Un annuncio indispensabile

Il vangelo di Marco ci racconta di una persona non qualunque, come potremmo essere noi. No, Marco ci parla di una persona soprannaturale, che viene descritto da Giovanni come uno “più forte di lui”; infatti proseguendo nel vangelo, Gesù opererà dei miracoli, delle guarigioni e delle liberazioni straordinarie. Addirittura, Giovanni afferma che la persona del suo racconto è talmente importante, che lui “non è degno di chinarsi a sciogliergli il legaccio dei calzari”. E se ricordiamo ciò che Matteo 11:11 dice di Giovanni, cioè: “Che fra i nati di donna, nessuno è mai stato più grande di Giovanni”, si può affermare, che Gesù Cristo è il Dio che si è fatto uomo, in tutta la sua pienezza, grandezza e trascendenza, perché se Giovanni era secondo le parole di Matteo reso grande da Dio, Gesù lo era molto di più perché era il Dio che si è fatto uomo, per venire nel mondo per morire e risorgere a nuova vita, per la salvezza di coloro che avrebbero creduto in Lui (Romani 1:16). Questo principio è confermato sempre dalle parole di Giovanni, che parlando come testimone oculare del battesimo di Gesù, sente questa voce che scende dal cielo che dice: “Tu sei il mio diletto Figlio, in te mi sono compiaciuto” (Marco 1:11), e quando è sospinto dallo Spirito Santo nel deserto per essere tentato da Satana, afferma che gli angeli lo servivano (Marco 1:12-13).

 

Conclusione

Marco nel suo vangelo ci parla di una buona notizia, che Dio ha in serbo anche oggi, per qualsiasi uomo o donna di questo pianeta, che crede di essere un peccatore perduto, che può essere perdonato e riconciliato con Dio. Questa buona notizia ci parla di Gesù Cristo, il Figlio di Dio, Colui di cui i profeti, avevano annunciato la venuta in questo mondo, non per i sani e i santi, ma per i malati e i peccatori, per chiamarli a ravvedimento e al cambiamento, e per ricevere così il perdono dei loro peccati, e godere così di una vita nuova in ubbidienza a Dio, e di una comunione con Lui per l’eternità. Senza questo ravvedimento, non ci potrà essere il perdono per i propri peccati, e ci sarà la condanna in eterno, come ci dirà Marco più avanti (Marco 16:16). Che il Signore ci sostenga in questo annuncio, donandoci creatività ed efficacia, e tocchi i cuori dei nostri familiari, amici e cittadini ferraresi “sonnambuli”, affinché conoscano Dio. Amen!

 
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Gesù ci annuncia che il suo regno è giunto – Marco 1:14-20

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La Stupenda grazia di Dio – Introduzione