Gesù ci annuncia che il suo regno è giunto – Marco 1:14-20

Leggiamo insieme Marco 1:14-20

In questo brano Gesù si trasferisce in Galilea per annunciare anche in quei luoghi a maggioranza pagana che IL REGNO DI DIO E’ GIUNTO.

Introduzione

Mi ricordo da ragazzino che alla vigilia di ogni avvenimento ero talmente eccitato, che a volte rimanevo sveglio durante tutta la notte, perché non vedevo l’ora di assistere a quell’evento. Che si trattasse di una gita scolastica, di una vacanza, di una festa, o di andare da mia zia a Forlì a raccogliere le pesche, vivevo questo evento con grande entusiasmo e aspettativa. Anche qui c’è la stessa attesa del Messia che deve venire, e Gesù è qui per annunciare un evento straordinario che ci parla di un regno, e dice che quel regno, di cui avevano parlato i profeti dell’Antico Testamento, era finalmente giunto tra noi: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio è venuto…” (v. 15). Non ne dobbiamo aspettare un altro, no; il regno di Dio, dopo essere stato annunciato, finalmente è qui. È la buona notizia che ha cambiato la nostra vita, e può cambiare la vita di ogni persona intorno a noi, occorre solo ravvedersi e credere al vangelo di Cristo.

Gesù afferma che per entrare nel suo regno ① dobbiamo CORREGGERE tutte le mappe che ci hanno condotto fin qui, ② dobbiamo FIDARCI delle nuove indicazioni che ci vengono proposte e ③ dobbiamo SEGUIRE tenacemente gli aggiornamenti del nostro nuovo navigatore.        

In primo luogo, Marco ci dice di:

 
  1. Correggere le mappe che ci hanno condotto fin qui.

Nel testo di Marco, Gesù ci spiega in cosa consiste il vangelo, e quale dev’essere la risposta di coloro che lo ascoltano. Gesù recandosi in Galilea, predica il vangelo di Dio, e afferma che il tempo è compiuto e il regno di Dio è vicino (è prossimo, cioè, è giunto tra noi), e ci dice subito che per accogliere questo regno occorre RAVVEDERSI.  

Cosa vuol dire ravvedersi? Cos’è il ravvedimento?

Ravvedersi vuol dire “AVVEDERSI O ACCORGERSI” dei propri errori per condannarli, e pentirsene a tal punto da volerli abbandonare. Il ravvedimento non è qualcosa di teorico o di superficiale, perché un vero ravvedimento, porta sempre ad un cambiamento reale, del nostro modo di pensare e di vivere, altrimenti non è un vero ravvedimento, ma è solo una buona intenzione umana che non conduce a nulla. Nel ravvedimento ci si accorge e si prende atto (cioè, si realizza concretamente) di aver sbagliato tutto, e ci si apre ad un nuovo percorso, passando dall’autonomia che ha caratterizzato il nostro passato, a quello dell’ascolto per prendere sul serio, ciò che ci viene detto da quel momento in poi.

Qui Gesù spiega a coloro che hanno vissuto all’insegna della tradizione giudaica, o di quella pagana, che non sono più sufficienti i sacramenti, le attività meritorie, o il proprio buon senso a farci entrare nel regno di Dio, ma occorre ravvedersi dal nostro peccato che ci separa da Dio. La buona notizia del vangelo consiste proprio nelle parole che Gesù è venuto ad annunciarci: “IL REGNO DI DIO E’ VICINO A TE, PUOI ENTRARNE A FAR PARTE, OCCORRE PERO’ CHE TU TI RAVVEDA DAI TUOI PECCATI, DAL TUO PASSATO DI PECORA ERRANTE, PER APRIRTI A UN CAMBIAMENTO RADICALE DEL TUO MODO DI PENSARE E DI VIVERE E RICONCILIARTI CON LUI, IL VERO PASTORE”. E’ un cambiamento non formale o superficiale, e neanche un’operazione di make-up basata sull’impegno o sui riti, ma è un cambiamento del cuore, che è frutto della grazia di Dio. È un cambiamento che può avvenire solo mediante Gesù Cristo, il Figlio che Dio ha mandato per noi, affinché ricevessimo il diritto di diventare figli di Dio, ed eredi della sua grazia (Galati 4:4-6).

Questo è il messaggio che anche oggi questo mondo così distratto, indifferente e senza più nessun riferimento deve ascoltare, e accoglierlo se vuole entrare nel regno che Gesù è venuto a compiere. Non ci sono altre vie, soluzioni, scorciatoie o modi per entrare nel regno di Dio, se non quello di ravvedersi dalle vecchie mappe che ci hanno condotto fin qui. Questo è il messaggio che oggi Gesù ti invita ad ascoltare e accogliere per la tua vita, cosa ne vuoi fare di questo invito?

In secondo luogo, Gesù ci chiama a:

 

2. Fidarci delle indicazioni che ci vengono proposte.

Il secondo termine che usa qui Gesù è CREDERE al vangelo. Il vangelo non è un semplice codice morale che ci riprende per il nostro peccato, ma è una buona notizia, che dà una nuova prospettiva e un nuovo orientamento alla nostra vita. Credere vuol dire ritenere talmente vera la cosa che ci viene detta, e prestare fiducia nella persona che ci ha detto quella cosa, che siamo disposti a prendere delle decisioni concrete e audaci per la nostra vita pur di realizzarla. A maggior ragione quando colui che ci ha detto quella cosa è Gesù stesso, che ci dice di credere a Lui e al suo vangelo per avere la vita eterna (Giovanni 6:47).

La parola di Dio non è una parola tra le tante, come ci fa credere oggi la nostra cultura, ma è la parola che Dio ha “ISPIRATO” (cioè, soffiato) nei cuori e nelle menti di coloro che l’hanno scritta, ed è utile alla nostra correzione per prepararci ad ogni opera buona (2 Timoteo 3:16-17). È quindi una parola attendibile e a cui dobbiamo prestare tutta la nostra fiducia,  al punto di essere disposti a perdere il nostro tempo, le nostre risorse e persino la nostra vita per difendere questa parola, e così trovarla veramente (Matteo 10:39; 2 Timoteo 2:15). È bene prendere sul serio quello che Dio afferma, perché fin dalla sua creazione tutto quello che ha detto lo ha realizzato, tutto quello che ha promesso lo ha mantenuto, e tutto quello che ci ordina di fare lo realizza insieme a noi. Il Signore ci sostiene e ci soccorre dovunque siamo e in qualunque situazione, luogo e pericolo ci veniamo a trovare, dobbiamo solo ricevere la sua parola e fidarci di Lui perché questa è la mappa che ci indica la strada giusta.

Qualche tempo fa ho accompagnato un detenuto che usciva in permesso sulle colline di Pesaro, e alla sera tardi mentre ripartivo per tornare a casa, invece di fidarmi delle indicazioni del mio navigatore che mi stava portando per delle stradine buie e pericolose, preso dal panico ho deciso di non fidarmi più del navigatore, rischiando di perdermi di notte in posti davvero pericolosi. Spesso facciamo la stessa cosa con il Signore, seguiamo le sue indicazioni fino a quando tutto è tranquillo e controllabile, ma quando non vediamo i risultati che pensavamo, o siamo davanti ad una situazione che non ci piace, rimettiamo in discussione la nostra scelta perché non ci fidiamo più di quello che ci aveva detto in precedenza. Oggi questo rischio lo viviamo anche come chiesa di Ferrara… non vedendo i progressi che vorremmo il rischio è di manomettere e modificare le impostazioni del navigatore che ha impostato il Signore…  

Qui invece Gesù ci incoraggia a credere alle sue indicazioni fino alla fine, perché Lui è il miglior navigatore che ci porterà sempre sulla strada giusta, anche se la strada che stiamo facendo è difficile e sembra portarci in un’altra direzione. Manteniamo ferma la nostra speranza, senza vacillare, perché fedele è colui che ha fatto le promesse e ci condurrà sempre a destinazione, non dubitiamo (Ebrei 10:23)!

Infine, il testo di Marco ci chiama a:

 

3. Seguire gli aggiornamenti del nostro navigatore.

Dopo aver chiamato al ravvedimento e aver posto pienamente fiducia a ciò che Dio afferma, Gesù ci chiama a seguirlo. Qui Gesù chiamando i suoi primi discepoli che erano semplici pescatori e pubblicani, ordina loro di SEGUIRLO perché farà di loro dei pescatori di uomini (v. 17), ed essi lasciate le loro reti lo seguirono (v. 18). Questi uomini vivevano della loro attività di pescatori o esattori, e certamente non fu semplice lasciare le loro attività consolidate e redditizie per seguire Gesù, soprattutto in un momento in cui era sconosciuto e forse anche poco raccomandabile. Tuttavia, loro, senza esitare lasciano tutto quello che hanno e lo seguono. Addirittura, nei versetti successivi (vv. 19-20), Giacomo e Giovanni suo fratello, anch’essi pescatori e anch’essi con un’attività commerciale ancora più grande (poiché avevano anche dei dipendenti), lasciano il padre (Zebedeo) e i loro dipendenti, e seguono Gesù.

Questo ci insegna che, quando Gesù ci chiama a seguirlo non dobbiamo esitare o fare i conti “sui pro e i contro”, sulle cose a cui andremo a rinunciare o perdere, ma si va e si segue Gesù con gioia e convinzione, perché si ha fiducia di Lui. Qui Gesù sta ponendo le basi della chiamata al discepolato, e vuole formare una classe dirigente all’altezza della situazione, perché saranno loro a proclamare il suo regno a questo mondo. Siamo chiamati a ravvederci pienamente dei nostri peccati, a mantenere la nostra fiducia nelle indicazioni che Dio ci offre, e nonostante le difficoltà, le convenienze, i risultati che non arrivano o la paura di non farcela, ci chiede di seguirlo in tutto ciò che lo onora. Qui Gesù, come ha fatto con i suoi discepoli, ci incoraggia a fidarci di Lui e a seguirlo, in quanto Maestro ed esempio di fermezza e ubbidienza. Poiché Gesù è un Maestro credibile e affidabile perché, prima di noi, ha seguito il Padre in tutto ciò che gli aveva ordinato. È un esempio concreto perché pur essendo Dio non è venuto per essere servito, ma è venuto per servire e dare la sua vita per noi. Gesù è anche per questo degno di essere seguito, perché ha dimostrato fino in fondo che si può perdere la vita per il regno di Dio, e poterla ritrovare in Lui. È un esempio credibile per quanto riguarda la sottomissione e la fiducia, poiché ha ubbidito al Padre fino alla fine scegliendo di soffrire e morire sulla croce per il nostro peccato per darci il perdono e la vita sulla morte.

 

Conclusione

Oggi il Signore attraverso questo brano ci incoraggia a RAVVEDERCI dei nostri peccati, a FIDARCI di Lui in ogni situazione fino in fondo e a SEGUIRLO seguendo il suo esempio credibile e concreto, perché Lui ci ha promesso che sarà con noi e ci sosterrà fino alla fine dei nostri giorni (Matteo 28:20). Preghiamo!!

 
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L’insegnamento autorevole di Gesù – Marco 1:21-39

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