Gesù ci viene a cercare – Marco 2:13-17

Leggiamo insieme Marco 2:13-17.

GESU’ CI VIENE A CERCARE

Introduzione

Questo brano ci parla della grazia, della saggezza e della lungimiranza di Dio, che chiama un uomo come Levi, ①andando oltre le convenzioni culturali del tempo. Ci parla ② della gioia e delle conseguenze di una fede autentica, e ③ della prospettiva nuova a cui conduce la conversione.  

In primo luogo, quella di Levi è:

 
  1. Una chiamata che va oltre le convenzioni.

Che cos’è una convenzione?

La convenzione è una serie di regole culturali (frutto delle tradizioni) attraverso le quali una società ragiona e valuta le persone e le relazioni. Secondo le convenzioni del Giudaismo ad esempio, un pubblicano non avrebbe mai potuto avere le attenzioni di Gesù ed essere salvato.

Il protagonista di questa storia si chiama Levi.

Chi era Levi?

Levi era un uomo che probabilmente non avrebbe mai cercato Dio, poiché non era un religioso, ma era un pubblicano INDIFFERENTE alle questioni religiose e a Gesù stesso. Era un ESATTORE che raccoglieva le tasse per l’Impero Romano, un uomo INDAFFARATO nelle proprie faccende e che non aveva nessuna intenzione di ascoltare le parole di Gesù. Levi era un uomo che la società del tempo non riteneva degno delle attenzioni dei capi religiosi, che lo disprezzavano anche per il mestiere che faceva, e che non avrebbero mai pensato potesse attirare le attenzioni di Gesù.

Levi era quindi un pessimo e improbabile candidato, per essere salvato da Gesù. Eppure, Gesù si ferma proprio da lui e gli dice: “Seguimi” (v. 14).

Noi eravamo come Levi, poiché eravamo INDIFFERENTI alla voce di Dio, INDAFFARATI nelle nostre faccende, e IMMERSI nelle nostre attività individualiste ed egoiste. Eravamo come pecore erranti concentrati su noi stessi, e ognuno di noi seguiva la propria via, come meglio riteneva giusto (Isaia 53:6).

Questa è la condizione delle persone intorno a noi, tanti “piccoli Levi” concentrati nei propri problemi che cercano di inseguire i propri interessi, immersi nelle proprie responsabilità familiari, professionali e di altro genere. Persone INDIFFERENTI a tutto, DISINTERESSATE del proprio destino, alla ricerca del proprio benessere e concentrati per soddisfare i propri desideri individuali. Intorno a noi regna l’individualismo più dilagante, l’egoismo più sfrenato, l’indifferenza più totale e il nichilismo più drammatico, soprattutto nei giovani, che cercano di prendere dal presente tutto quello che si può, anestetizzandosi attraverso le droghe e altro, per sfuggire ad un futuro che fa paura (Garimberti).

Eppure, davanti a questa indifferenza, attivismo disordinato e disperazione dilagante c’è una speranza, e questa speranza è in Gesù Cristo. Gesù va verso Levi, lo coinvolge e gli dice: “Seguimi”. Questo è il miracolo che Dio ha compiuto in Levi. Questa è l’opera della grazia e della potenza di Dio che ci presenta il testo di Isaia, quando afferma che: “Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di noi seguiva la propria via come meglio gli pareva, ma il Signore ha fatto ricadere su di Lui (cioè, su Gesù) il nostro peccato” (Isaia 53:6). Noi come Levi eravamo delle pecore smarrite, immerse tra i rovi spinosi dei nostri fallimenti, feriti e imprigionati dai sensi di colpa per essere sfuggiti a Dio, “Ma Dio che è ricco in misericordia c’è venuto a cercare per condurci a Lui” (Efesini 2:4-7).

La conversione non è una risposta umana alla chiamata di Dio, ma è piuttosto una risposta suscitata dall’opera che Dio compie nel cuore dell’uomo, poiché Gesù chiede a Levi di seguirlo, ma lo convince anche a seguirlo, poiché è “Gesù che crea la fede e la rende perfetta”, come afferma Ebrei 12:2.

In secondo luogo, quella di Levi è:

 

2. Una chiamata che viene ricevuta ocn gioia.

Dopo essere stato invitato da Gesù a seguirlo, Levi è talmente felice e grato per quello che gli è successo, che organizza un banchetto in onore di Gesù, invitando molti suoi amici e colleghi pubblicani. Levi pur non essendo un religioso e un uomo di spiccata moralità, si rende conto che nonostante la sua indifferenza e la sua indegnità, Gesù si è avvicinato a lui e lo ha coinvolto, e lo ha invitato a seguirlo dimostrandogli la sua grazia.  

A differenza dei farisei Levi era consapevole di essere un peccatore perduto che non avrebbe mai potuto ricevere nulla da Dio, poiché per lui era inconcepibile che Dio nella sua santità, avrebbe mai potuto abbassarsi al suo livello, e considerarlo minimamente! Egli era emarginato e odiato sia dai Giudei, che dalla gente comune, e quando Gesù si avvicina e chiama proprio lui, è talmente felice che invita tutti i suoi colleghi pubblicani, per fargli conoscere Gesù e per testimoniare loro quello che gli è accaduto, e questa fu una testimonianza talmente grande che portò alla conversione alcuni amici pubblicani, come ci dice Luca (18:13). Gesù non giustifica mai il peccato, ma ha sempre avuto pietà dei peccatori che si sentivano perduti e indegni di avere la sua attenzione. Infatti, Gesù davanti alla critica dei farisei secondo cui Lui era amico dei peccatori e dei pubblicani, risponde che Lui non è venuto per i sani, ma è venuto per i malati e per i peccatori di questo mondo (v. 17).

Conoscere Dio veramente produce una gioia e un senso di devozione profonda, che ci deve condurre a mettere Dio al centro della nostra vita, per testimoniare agli altri quello che Dio ha fatto per noi, e seguirlo con tutto il nostro cuore, la nostra anima, la nostra mente e la nostra forza. Infatti, la reazione di Levi è sorprendente, è istantanea, è pubblica, è definitiva, poiché Marco ci dice che Levi lascia tutti i suoi affari, chiude la sua impresa senza esitare e segue Gesù con gioia. Lo fa pubblicamente e senza ripensamenti, si alza e segue Gesù dovunque lo condurrà. Quella di Levi è una chiamata come quella dei discepoli, con le stesse caratteristiche, perché allo stesso modo è una chiamata operata dallo Spirito Santo.

Queste sono le conversioni di cui abbiamo bisogno anche oggi qui a Ferrara; conversioni che vanno oltre ogni convenzione, che sono frutto della grazia di Dio, che vengono ricevute con una gioia talmente grande, che si è disposti a seguirlo e a ubbidirgli in ogni sfida che Dio ci propone.

Questo tipo di conversione è:  

 

3. Una chiamata che offre una prospettiva nuova.

Qui abbiamo l’essenza della chiamata per grazia, poiché Gesù entrando in casa di Levi, non s’intrattiene con gli scribi e i farisei, ma s’interessa ai peccatori e ai pubblicani, perché per questi è venuto in questo mondo. E Gesù rispondendo alle critiche di coloro che non hanno voluto ascoltarlo e aprirsi alla sua grazia, afferma che non è venuto per i sani, ma è venuto per i malati, non è venuto a chiamare dei giusti, ma è venuto a chiamare dei peccatori (v. 17). E qui è il centro nevralgico del problema, poiché da una parte abbiamo un pubblicano emarginato dalla società, e che non si ritiene degno nemmeno di essere considerato da Gesù, e dall’altra abbiamo i farisei e gli scribi che si sentono in diritto di giudicare l’operato di Gesù. Lo criticano perché frequenta dei peccatori e dei pubblicani, e così si dichiarano migliori di Levi. Stesso cliché nella parabola del “fariseo e del pubblicano” (Matteo 18:9-14), in cui abbiamo il fariseo, che stando in piedi pregava e ringraziava Dio, dicendo: “O Dio, ti ringrazio che io non sono come gli altri uomini e come questo pubblicano, io digiuno due volte la settimana, pago la decima su tutto ciò che posseggo” (vv. 11-12).

Poco più in là c’era invece un pubblicano, che non osava neanche alzare gli occhi al cielo e si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me peccatore” (v. 13). Questo era il problema centrale di quel confronto: da una parte un uomo, che si aspettava tutto, fuorché sentirsi degno di attenzione e considerazione da parte di Gesù, dall’altra gli scribi che si sentivano meritevoli di considerazione, e si stupiscono dell’attenzione e della cura che Gesù aveva per il pubblicano, e perché mangiava con i pubblicani e i peccatori. Questo è il problema degli uomini anche oggi, poiché le persone non credono di essere dei peccatori perduti e indegni, che hanno bisogno di perdono e di salvezza, perché come allora, anche oggi, le persone si sentono santi e sani, degni con le loro opere di meritare la salvezza, e quelli che si sentono indegni, pensano che devono trovare la soluzione in sé stessi.

Gesù afferma che Lui è venuto a chiamare dei peccatori perduti e a guarire dei malati che avevano bisogno di un dottore come Lui, poiché è Lui che chiama, non siamo noi con le nostre risorse ad entrare nel suo regno. E’ Gesù che ci chiama ad entrare nel suo regno e ci guarisce dalla nostra cecità, condizione, arroganza, ignoranza e durezza di cuore. Gesù non è venuto a chiamare dei giusti, ma è venuto a chiamare dei peccatori che hanno bisogno di perdono.Chi si sente santo, giusto e addirittura giudica l’operato di Dio, non entrerà mai nel suo regno. Chi invece si sente un peccatore e si sente perduto, come il pubblicano, ed è consapevole che ha bisogno di guarigione e di essere ritrovato da Dio, sicuramente entrerà nel regno di Dio se glielo chiede.

 

Conclusione

Quello che ci dice questo brano è che chi è toccato dalla grazia di Dio gode della sua gioia e investe su di Lui, perché questo è l’investimento migliore che l’uomo possa fare. Pensate, questo pubblicano (Levi), in realtà si chiamava Matteo (Matteo 9:9). Quest’uomo disinteressato, emarginato, indifferente, indegno e peccatore sarà chiamato da Gesù ad essere uno degli apostoli, uno dei membri fondatori della chiesa primitiva, uno dei dodici che seguirà Gesù, il Maestro. Levi in realtà è Matteo, quello che scriverà uno dei vangeli. Pensate quale prospettiva nuova per la vita di un peccatore che è salvato da Dio. Questo brano ci parla della grazia di Dio che tocca un uomo su cui nessuno avrebbe scommesso un euro, ci parla della saggezza di Dio che fa di un uomo odiato uno strumento per l’avanzamento del suo regno, ci parla della lungimiranza di Dio che vede oltre quello che noi possiamo mai immaginare, poiché Lui è il Creatore che regna sovrano su tutta la realtà, noi siamo le creature deformate dal nostro peccato. Preghiamo!!

 
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Gesù compie un cambiamento – Marco 2:18-28

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Gesù si presenta come Dio – Marco 2:1-12