Gesù deve guarirci – Marco 3:1-6

Leggiamo insieme Marco 3:1-6

GESU’ DEVE GUARIRCI

Introduzione

Questo brano ci pone un problema di carattere etico, poiché chiede: “E’ giusto guarire una persona in giorno di sabato?”, poiché secondo la tradizione e la legge ebraica non si doveva lavorare, né svolgere alcuna attività in giorno di sabato. In questo caso abbiamo un uomo inabile al lavoro perché ha una mano paralizzata, e secondo questi farisei la norma  dichiarerebbe che Gesù non può guarire l’uomo in giorno di sabato, quando in realtà la norma non vieta di guarire in giorno di sabato, ma dice che Dio ordina di santificargli il giorno del sabato: “Osserva il giorno del riposo per santificarlo al Signore” (Deuteronomio 5:12). In questo comandamento non c’è quindi, nessun divieto, ma c’è una esortazione e un ordine propositivo, cioè l’ordine di santificare a Dio il giorno del sabato.  

Cosa vuol dire santificare a Dio il giorno del sabato?

Prima di tutto non vuole dire, come pensavano i farisei, staccarsi dalla realtà e stare attenti a non fare nulla per non disubbidire alla legge, ma vuol dire celebrare Dio con tutto il nostro cuore e la nostra adorazione; vuole dire onorarlo e glorificarlo in ogni cosa che pensiamo e facciamo, poiché questo è il sabato che Dio gradisce da noi.

Gesù con la sua domanda “retorica” (che, cioè, ha già in sé la risposta) pone un quesito ai religiosi presenti: “E’ permesso in giorno di sabato fare del bene o fare del male? Salvare una persona o ucciderla?” (v. 4). Gesù con questa domanda “retorica” pone una questione di carattere etico: Davanti ad una precisa situazione (cioè, una necessità) e in favore di un preciso soggetto (cioè, una persona che è nel bisogno) la norma è prevalente su tutto, oppure la norma (in questo caso, il sabato) deve essere applicata alla situazione particolare e in favore del bisogno del soggetto?

Questo brano ci dice che Gesù deve guarirci, liberandoci dalle nostre false religiosità e deve restaurarci come persone.

Gesù deve guarirci, in primo luogo:

 
  1. Liberandoci dalle false religiosità.

Descrivendo questi uomini, Marco ci dice che loro entrano nella sinagoga solo, perché vogliono vedere se Gesù ha il coraggio di guarire l’uomo in giorno di sabato, per poterlo accusare e confermare che Gesù era contro la tradizione e la legge. A loro non stava a cuore la guarigione dell’uomo, non interessava quello che Gesù stava insegnando; no, la loro unica missione era quella di opporsi a Gesù per screditarlo. Questo era il comportamento regolare e ripetuto dei farisei, che è evidenziato anche quando Gesù, pur riconoscendo il peccato della donna adultera la perdona e la converte, mentre loro al contrario la condannano e la vogliono lapidare senza nessuna pietà (Giovanni 8:6).

Il problema di questi uomini non è il rispetto di Dio e del sabato, ma è il disprezzo per Dio, del prossimo e la durezza del loro cuore, che aveva indignato e rattristato Gesù mortalmente (v. 5). Il problema di questi uomini è che avevano bisogno di essere liberati dalla loro falsa religiosità, che li rendeva insensibili e per nulla attenti ai bisogni delle persone, poiché Gesù aveva poco prima affermato che “non è l’uomo ad essere stato fatto per il sabato, ma al contrario è il sabato ad essere stato fatto per l’uomo”, perché Gesù è “il Signore anche del sabato”, come è Signore di tutti i giorni in cui siamo chiamati a fare il bene anziché il male, dimostrare il nostro amore per i bisogni degli altri che è la prova evidente che apparteniamo a Dio, come afferma Giovanni nella sua lettera (1 Giovanni 3:18). Santificare il giorno del riposo a Dio, vuol dire quindi, dedicarlo alla celebrazione di Dio e dedicarsi ad opere di amore, carità e misericordia che glorificano Dio.

Quando Gesù chiede “Se sia giusto in giorno di sabato fare del bene o del male, salvare o uccidere un uomo” (v. 3), oltre a legittimare la guarigione dell’uomo, sta riprendendo duramente i farisei, evidenziando che è più meritorio guarire e salvare una persona facendo il bene, anziché organizzare un complotto contro di Lui per ucciderlo come volevano fare loro (v. 12).

Tutte le persone all’interno della sinagoga avevano bisogno di essere guariti e liberati dal male. Ne aveva bisogno l’uomo che aveva una malformazione evidente, che lo imbarazzava e lo faceva soffrire. Ne avevano bisogno i farisei che avevano una malformazione meno evidente, ma ancora più grave dell’uomo, perché era una “malformazione cardiaca genetica” che aveva a che fare con la durezza del loro cuore e della loro anima. Ne hanno bisogno tutti gli uomini anche oggi per essere guariti dalle proprie deformazioni, dalle proprie religiosità malate che portano a visioni del mondo malate, che sono frutto di interpretazioni malate. La guarigione di cui hanno bisogno l’uomo, i capi religiosi e le persone intorno a noi è di carattere spirituale, e Gesù è l’unico che la può operare nei particolari e personalmente in ognuno, come ha fatto con l’uomo a cui ha detto: “Alzati e mettiti al centro della sala” (v. 3), chiedendogli così di esporsi e di prendere una posizione netta, dimostrando di fidarsi di Lui. L’uomo decide di esporsi, decide di prendere posizione e, andando contro la pressione dei farisei, decide di ubbidire alle parole di Gesù, e stendendo la sua mano viene guarito (v. 5). Lo fa anche quando Gesù alza la posta in gioco, sfidando i farisei a cui chiede se è permesso in giorno di sabato fare del bene o fare del male, salvare una persona o ucciderla, cosa che i farisei avevano intenzione di fare concretamente (v. 4).  

In secondo luogo, abbiamo bisogno di essere:

 

2. Restaurati come persone.

Sì, cari fratelli abbiamo bisogno di essere restaurati. Cosa vuol dire essere restaurati? Perché abbiamo bisogno di essere restaurati, e da cosa abbiamo bisogno di essere restaurati?

Restaurare vuol dire restituire allo stato originario un oggetto, per riportarlo all’immagine che aveva quando è stato creato. Nel nostro caso è quindi la necessità di essere restaurati all’immagine e somiglianza di Dio (Padre, Figlio e Spirito Santo). Abbiamo bisogno di essere restaurati perché il peccato ha deformato la nostra concezione di Dio, di noi stessi, degli altri e della realtà che ci circonda, poiché la concezione che abbiamo è sbagliata. Come dei quadri che sono stati lasciati in cantine umide, polverose e piene di elementi ostili che hanno danneggiato e consumato la nostra tela, abbiamo bisogno di essere restaurati, non esteriormente ma interiormente, non come oggetti ma come persone, poiché il peccato è una “catastrofe” che ha creato danni umanamente irreparabili, come afferma anche Salomone quando ci dice che: “Degli aratori hanno arato sulla nostra schiena e vi hanno tracciato i loro lunghi solchi” (Salmo 129:3).  

Gesù non guarisce solo la nostra anima, ma inizia una restaurazione che va a risanare e a riformare il nostro modo di pensare e di agire: “Se dunque uno è in Cristo egli è una nuova creatura, le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17). La deformazione dei farisei era talmente devastante, che Gesù li guardò con indignazione e rabbia perché non provavano nessuna pietà per l’uomo che era nel bisogno. Gesù era rattristato per la durezza del cuore di queste persone, che erano talmente ottenebrate dal loro peccato, che non provavano alcun sentimento ed empatia per la condizione di questo uomo (v. 5).

I farisei avevano bisogno di essere restaurati e ricondotti all’immagine di Dio, essere liberati dalle false religiosità che fondavano il loro pensiero, ma loro non si fanno conquistare dalle parole di Gesù, e usciti dalla sinagoga si accordano con gli erodiani per farlo morire (v. 6). L’uomo invece, che non immaginava neanche minimamente quello che gli sarebbe accaduto quel giorno, è toccato dalla grazia di Dio e ascolta le parole di Gesù, e non solo è guarito da Gesù, ma è anche restaurato come persona, diventando una nuova creatura in Cristo (v. 5b).

Quanti pensieri sbagliati ci sono in questa città? Quante false religiosità che hanno bisogno di guarigione e liberazione sono presenti intorno a noi? Quante mancanza di sensibilità, empatia e durezza di cuori esistono? Quante sensibilità malate, che mettono l’uomo al centro anziché Dio, sono presenti qui a Ferrara?

 

Conclusione

Alcune settimane fa il vescovo Perego ha rilasciato un’intervista che aveva come titolo: “Ferrara una città felice”, auspicando un passaggio dalla città del “ben-avere” a quella del “ben-essere”, come se il benessere e la felicità possa essere una ricetta umana. Questa è l’ennesima prova che intorno a noi ci sono religiosità malate, visioni del mondo malate, ricette malate… che hanno bisogno di guarigione, ma l’unico che può dare un vero benessere è Dio, e le beatitudini ce lo dicono che: “E’ beato chi è benedetto da Dio”, e “solo chi si mette in discussione, sentendosi davvero vuoto e sente il bisogno di essere riempito da Dio è felice”. Ci sono tante visioni del mondo sbagliate intorno a noi, saremo in grado di presentargli Cristo per essere guarite e liberate? Gesù è venuto per liberarci dalle false religiosità e a restaurarci come persone, solo Lui può farlo. Vuoi ascoltarlo oggi, oppure vuoi rimanere nelle tue attuali condizioni? Preghiamo!

 
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Gesù regna sulla realtà spirituale – Marco 3:7-12, 22-30

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